Prima del pianoforte

Diamo un’occhiata alla storia del pianoforte. Quando si parla di storia del piano, è necessario menzionare gli strumenti che lo hanno preceduto.

La prima menzione conosciuta di strumenti musicali appare nella Bibbia, Genesi 4:21. La versione di King James recita come segue: “E suo fratello si chiamava Jubal: era il padre di tutti coloro che maneggiavano l’arpa e l’organo”.

Il primo strumento di cui si ha notizia ad avere una tastiera fu l’Hydraulis, il precursore dell’organo moderno. Fu costruito in Grecia verso il 220 a.C. Nel II secolo d.C. l’organo veniva comunemente usato in occasione di importanti festeggiamenti in Grecia e nell’Impero Romano.

Hydraulis - Antico strumento musicale

Hydraulis – Antico strumento musicale

Hydraulis – Antico strumento musicale

Le prime tastiere venivano suonate con mani, polsi, pugni, ginocchia o piedi. Fino al 13 ° secolo le scale erano diatoniche, in contrasto con la scala cromatica a dodici toni che usiamo oggi.

Il piano è fondato su precedenti innovazioni tecnologiche. I secoli XIV e XV videro lo sviluppo di diversi tipi di strumenti a corda per tastiera. Alcuni ricorrevano a martelli, come il chekker, il dulce melos e il clavicordo. Alcuni erano strumenti a pizzico, tra cui il vergine, la spinetta e il clavicembalo.

Cristofori, l’inventore del pianoforte

Veniamo ora all’inventore riconosciuto del pianoforte moderno. Chi ha inventato il piano? Il piano moderno è stato inventato da Bartolomeo Cristofori (1655–1731) di Padova. Era un esperto costruttore di clavicembali, impiegato da Ferdinando de ‘Medici, Gran Principe di Toscana, come Custode degli Strumenti. Il primo piano che costruì fu risale all’anno 1700 o 1698. Gli storici non concordano totalmente sulla data esatta. La tastiera sembrava diversa da quella della tastiera dei pianoforti odierni; le chiavi naturali erano nere mentre gli incidenti erano bianchi. Fu Sebastian LeBlanc a suggerire di cambiare i tasti bianco e nero. I tre pianoforti Cristofori che sopravvivono oggi risalgono al 1720.

Un pianoforte originale di Cristofori del 1720
Un pianoforte originale di Cristofori del 1720

All’epoca dell’invenzione del pianoforte di Bartolomeo Cristofori, gli strumenti a tastiera più popolari erano il clavicembalo e il clavicordo. Entrambi questi strumenti assomigliavano al pianoforte omderno. La principale differenza tra loro e un pianoforte moderno è il modo in cui il loro suono viene prodotto. A differenza che nel pianoforte, in cui il martello una volta percossa la corda torna indietro, nel clavicordo la tangente, finché non si lascia il tasto, resta appoggiata alla corda e fa perdurare il suono. Nel clavicembalo, invece, le corde vengono pizzicate da lamelle, dette plettri, messe in movimento dai tasti; nel pianoforte invece i tasti muovono i martelletti che colpiscono le corde. Questo fa sì che, mentre la tastiera del clavicembalo ha poca dinamica, cioè non cambia il volume del suono, nel pianoforte, variando la forza con cui si preme un tasto, si possono esprimere variazioni di volume.

Un grave svantaggio del clavicembalo era il fatto che la dinamica (intensità o morbidezza) di ciascuna nota non poteva essere controllata. Ciò limitava la capacità dei compositori di evocare emozioni nella loro musica. Il clavicordo mirava a migliorare questa carenza, permettendo alle corde di continuare a vibrare finché la chiave era premuta. Il clavicordo divenne molto popolare ma aveva ancora i suoi punti deboli. Sebbene consentisse agli artisti di essere più espressivi, il tono del clavicembalo era troppo delicato. Non era adatto per le grandi esibizioni in sala, dove sarebbe stato coperto dagli altri strumenti.

Il piano fu probabilmente un tentativo di combinare il volume del clavicembalo con il controllo del clavicordo.

Un clavicordo, o clavicordio
Un clavicordo, o clavicordio

Cristofori  fu in grado di risolvere il problema meccanico fondamentale della progettazione del piano: il martello deve premere la chiave ma non rimanere in contatto con essa. Quello era il problema con il clavicordo: la tangente rimase in contatto con la corda del clavicordo, smorzando così il suono. Inoltre, era indispensabile che il martello tornasse in posizione di riposo senza rimbalzare violentemente e che lo strumento consentisse di ripetere rapidamente una nota. Grazie al lavoro di Cristofori, questo era ora possibile. Seguirono molti approcci diversi alle azioni per pianoforte, tutti modellati sull’azione per pianoforte di Cristofori. Sebbene i primi strumenti di Cristofori fossero dotati di corde sottili e molto più silenziose del piano moderno, sviluppavano comunque un suono molto più potente di quello del clavicordo.

Il nuovo strumento di Cristofori era noto come pianoforte perché permetteva ai musicisti di produrre note a diversi livelli dinamici, controllando l’inerzia con cui i martelli colpivano le corde. Il nome italiano originale per lo strumento è clavicembalo (o gravicembalo) col piano e forte.

Un clavicembalo italiano
Un clavicembalo italiano

Molti anni dopo la sua creazione, questo pianoforte rudimentale veniva ancora chiamato clavicembalo. Ciò ha reso difficile conoscere questo specifico aspetto della storia del pianoforte, sia che i grandi compositori dell’epoca come Scarlatti o Vivaldi fossero a conoscenza della sua esistenza. La parola pianoforte, abbreviata successivamente in piano, apparve solo nel 1732.

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Il piano di Cristofori rimase in gran parte sconosciuto fino al 1711, quando uno scrittore italiano, Scipione Maffei, ne scrisse. Il suo articolo era molto entusiasta e includeva uno schema del meccanismo. Successivamente, molti costruttori di pianoforti iniziarono il loro lavoro a causa di ciò che leggevano in quell’articolo. Un esempio è stato Gottfried Silbermann, meglio noto come costruttore di organi. Costruì pianoforti che erano copie dirette di Cristofori tranne una importante aggiunta; ha inventato il precursore del pedale damper che usiamo oggi. Solleva tutti gli ammortizzatori dalle corde contemporaneamente.

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